LA PRINCIPESSA CHE CREDEVA NELLE FAVOLE - 1/4
Sto leggendo un libro molto carino di Marcia Grad che si
intitola “La principessa che credeva nelle favole”. Sottotilo “Come liberarsi
del proprio principe azzurro”.
Questa lettura semplice in realtà mi ha dato lo spunto per parlare
di tante cose importanti.
Iniziamo oggi con la prima parte.
La principessa, come tutte le principesse che si rispetti, è educata alle buone maniere e all’obbedienza del rispetto alle regole.
I genitori, come tutti i genitori che pensano di agire per il bene dei figli, cercano di
darle una giusta educazione.
Molto spesso la giusta educazione però non tiene conto di
una serie di cose importanti.
La parte più “istintiva” e “spontanea” viene mano, mano repressa.
Nel racconto la principessa Vittoria ha una piccola amica
che si chiama Vicky, la sua amica immaginaria.
Vicky rappresenta la parte fantasiosa, spensierata, ribelle, che cerca la sua individualità.
E’ l’insieme di tutte le emozioni, che però vengono percepite
dagli adulti come “fastidiose”, “non pertinenti” secondo gli schemi della buona
educazione.
In questo racconto accade che il “buon” re sentendo la
principessa comportarsi come una bambina (sana), farebbe, invece di ascoltare e
di incentivarla, la sgrida con estrema severità “che cosa è questo baccano
assordante che tu chiami canto! (…) Si può sapere perché non riesci ad essere
come gli altri bambini? (…)
Furioso alza le meni al cielo “Che cosa ho fatto per
meritarmi tutto ciò…”
La forza istintuale è determinata a proseguire la sua
strada ma viene puntualmente corretta.
Così succede che il re e alla regina discutono tra di loro
come se la principessa non fosse presente.
In quell’immagine dei genitori che litigano, è così per
Vittoria, così per ogni figlio, la conferma costante di qualcosa di sbagliato
in lei.
Vittoria comincia a domandarsi se è lei veramente il problema.
Ed è un pensiero sano rispetto al ruolo di essere figlio,
assumersi le responsabilità che spetterebbero in teoria ai propri genitori.
La Principessa rinuncia
a sentire il proprio istinto, imprigiona la sua piccola amica Vicky in un
posto buio e nascosto dello sgabuzzino e comincia a comportarsi come dovrebbe
fare una brava ed educata principessa.
Voglio sottolineare questo punto con le “parole-poesia” di Clarissa
Pinkola Estés l’autrice di “Donne che corrono con i lupi” e di altri
meravigliosi libri, che si rivolge in modo particolare alle donne, ma che
secondo me può essere esteso a tutti coloro che hanno perso il loro aspetto istintuale:
“.. Siamo pervase
dalla nostalgia per l’antica natura selvaggia (..) ci hanno insegnato a
vergognarci di un simile desiderio. Ci siamo lasciate crescere i capelli e li
abbiamo usati per nascondere i sentimenti. Ma l’ombra della donna selvaggia
ancora si appiatta dietro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti…”
Il punto di svolta è che la principessa si rende poi conto, con
il passare degli anni, che sta soffrendo.
L’ombra della donna selvaggia (l’istinto) infatti è “fortunatamente”
sempre presente, anche se nascosto.
E come tutti i cambiamenti più importanti che cominciano con
la consapevolezza, succede anche che, la nostra giovane amica fa un incontro casuale.
“Doc” le comincia a parlare direttamente al cuore “… forse
non si soffrirebbe così tanto se si ascoltasse la musica del cuore…”
La principessa risponde “Questo vuol dire che puoi guarire
il mio cuore?”
Il saggio gufo le fornisce un'altra semplice verità “Temo di
no principessa. Solo tu puoi riuscirci”
Come tutte le semplici verità, che rimandano alla propria
responsabilità anche la principessa si rabbuia in viso “Che razza di medico sei
se non puoi guarire!”
Ma lui prontamente risponde (essendo saggio) “Sono un
terapeuta come tanti: possiamo sistemare molte cose, e aiutare a metterne a
posto altre, ma non possiamo guarire”
“Non capisco”
“Alcune cose non posso essere spiegate vanno semplicemente
vissute…”
La prossima volta continuo con la seconda parte…
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RispondiEliminaHo trovato questo argomento molto interessante.l'istinto non va mai represso da parte di un genitore,non solo perchè sarebbe un sabotaggio alla creazione della personalità del bambino,anzi parlerei più di ritardo in quanto sara poi destinata a venire fuori tardi o presto,ma perchè in quanto qualcosa che ci appartiene esso ha anche bisogno di essere gestito e saputo comunicare. Prima si comincia a conoscere noi stessi, prima si comincia a fare uscire la nostra parte istintiva nella maniera più vicina a come noi la vogliamo esprimere .Prima verrà fuori,prima si riuscirà a gestirla.C'e una frase di una canzone di veleria rossi,una cantautrice dei primi anni duemila che mi ha sempre fatto pensare"ho avuto pena di me,quando non ho saputo dare nemmeno un idea del vero stato del mio cuore".Allenamento all'istinto fin da subito quindi.Mannaggia ora devo aspettare un'altra settimana per il seguito,uffà........:-))
RispondiEliminaGrazie Giuseppe!i tuoi commenti sono sempre ben centrati! chissà... forse riesco anche prima con le altre tre parti.... ;)
RispondiEliminaSicuramente l'istinto è una componente della nostra persona che non va mai soffocato ma questo non è assolutamente da paragonare all'educazione e al rispetto delle regole. Purtroppo la mancata capacitá dei genitori di far capire ad un bambino quando un comportamento è giusto e quando è inappropriato ci sta portando a generazioni di maleducati, come si può vedere leggendo un quotidiano qualsiasi...
RispondiEliminaCerto sofia,l'educazione e i valori morali vanno impressi e non si prescinde da quello,ma altra cosa é volerli come diciamo noi,loro hanno i loro gusti e le loro inclinazioni,e un genitore deve fare in modo che queste si sviluppino senza ostacolarli ne vá della loro felicitá(ovvio l'inclinazione non deve essere quella di essere un capo mafia:-)))
RispondiEliminaCaro Giuseppe io non so se tu hai figli, ma ti assicuro che l'istinto di tutti i bambini è quello di sfidare i confini e non rispettare le regole. Questo perchè , come ogni essere umano, hanno bisogno di sapere fino a che punto possono spingersi. L'abilitá sta proprio nel capire quando è sfida e quando è "istinto". Credimi sono pochi quelli che lo capiscono!
RispondiEliminaNo,non ho figli ma parlo in parte con l'esperienza del bambino che sono stato.sofina diciamo la stessa cosa,e credo che come in tutte le cose la strada maestra sia nel buon senso.il ruolo del genitore e sicuramente il piú difficile che ci possa essere.troppa liberta non vá bene,non sono per i genitori amici sono contro natura,ma anche troppa repressione funziona da stimolo.dico quindi equilibrio che come dici te non te lo porti da casa...
RispondiEliminaOk allora avevo male interpretato io le tue parole! Scusa. Sono d'accordo con te..
RispondiEliminaMi fa molto piacere leggere i vostri commenti. Questo è uno spazio in cui ci si confronta, a volte utilizzando parole diverse si dicono le stesse cose, a volte, invece, le visioni sono completamente diverse (che cosa meravigliosa è la propria individualità!) ed è sempre un arricchimento per tutti!
RispondiEliminaMentre leggevo i vostri preziosi commenti mi è venuta in mente un immagine, come mia risposta personale. Siccome non posso pubblicarla in questo spazio, troverete tra poco un nuovo post, di risposta ai vostri commenti!
Un caro saluto ai miei follower del cuore! B.G