"IL SERPENTE" dal Piccolo Principe





C’era là, drizzato verso il piccolo principe, uno di quei serpenti gialli che ti uccidono in trenta secondi. (…) “Che cosa è questa storia! Adesso parli con i serpenti!” (...)
Non rispose alla mia domanda ma soggiunse: “Anch’ io, oggi, ritorno a casa...” Poi melanconicamente: “E’ molto più lontano… è molto più difficile...”

Mi sentii gelare di nuovo per il sentimento dell’irreparabile. E capii che non sopportavo l’idea di non sentire più quel riso. Era per me come una fontana nel deserto.

“Sembrerà che io mi senta male… sembrerà un po’ che io muoia. E’ così. Non venire a vedere non vale la pena…” (…) Ma qualcosa lo rassicurò: “E’ vero che non hanno più veleno per il secondo morso…”
(…) e mi prese per mano. (…)  Avrai dispiacere. Sembrerò morto e non sarà vero…”
Io stavo zitto.
“Capisci? E’ troppo lontano. Non posso portare appresso il mio copro. E’ troppo pesante”

Non ci fu che un guizzo giallo vicino alla sua caviglia. Rimase immobile per un istante. Non gridò. Cadde dolcemente come cade un albero. Non fece neppure rumore sulla sabbia.




Tutta la storia racconta di un meraviglioso viaggio.

Il Piccolo Principe va via dal suo pianeta sia perché lo sente stretto sia per sfuggire dalle pretese di un complicato "amore"; la sua rosa vanitosa e fragile (Amare una rosa)

L’esilio è per il piccolo  un passaggio fondamentale per la sua trasformazione. 

Il Piccolo Principe è un bambino curioso, vuole imparare e conoscere. Facendo questo si accorge che il tempo passa e che cresce. L’ accento che pone è sulla conquista e mai sulla perdita. Ha fatto tesoro di tutto ciò che ha imparato. Dell’amore che ha conosciuto.

Per crescere i bambini, infatti, devono separarsi dal loro stato “infantile” e superare prove importati è difficili, come la solitudine.

Ha quindi molta paura di cambiare, perché tutte le cose importanti un po’ spaventano, (altrimenti non sarebbero importanti). Però, nel suo cuore di bambino, sa perfettamente che ogni cambiamento è anche una ricchezza.

Infatti, finalmente si assume la responsabilità della cura, per la sua giovane e profumata rosa.

Con coraggio compie questo passaggio: abbandona la scorza che non gli serve più per ritornare da dove è partito.

Ogni viaggio, separazione, deve prevedere il “saper” ritornare. E le fughe non sono mai passaggi evolutivi.

L’aspetto separativo per eccellenza è la morte.

La morte rende imperfetti, in quanto Esseri finiti e quindi mortali.

Guai a trasformare questo in un vissuto di precarietà! Si vive appieno quando si assume su di se la provvisorietà dell’esistere. La differenza è sostanziale.

In ultimo il piccolo principe accompagna l’adulto “smarrito” – il suo amico aviatore -  in questa trasformazione. Lo fa con dolcezza.

 “E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai la finestra, così, per piacere… E i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo. Allora tu dirai: “Si le stelle mi fanno sempre ridere!” E ti crederanno pazzo.

Mi viene spontaneo il collegamento che racconta con altre parole il tema di oggi. La citazione è tratta dal film la vita di Pi:

“Penso che la vita non sia altro che un atto di separazione, ma la cosa che crea più dolore è non prendersi un momento per un giusto addio”.


Si parla anche qui di prendersi del tempo… il caffè del giorno. 




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