I GIORNI DELLA QUARANTENA

                                                                                   L'ATTESA




Siamo nei giorni dell’attesa, quei giorni che sembrano passare tutti uguali, perché uguale è il senso di fragilità che ci affligge.

E ci inchiodiamo davanti alla televisione, i telefoni, le notizie, i video… di poco conforto rispetto alla situazione.

Non si tratta di una zona, di una regione, di un paese di una città, ma è il mondo intero a stare dentro questa bolla di attesa.


Chiunque oggi, di qualsiasi età e nazione, probabilmente si starà accorgendo di essere molto più vulnerabile di quello che pensava di essere. 

Tutti nessuno escluso. In questo c’è la vera democrazia.


Rimangono le parole, quelle possono essere parlate anche se dietro una mascherina, rimane la speranza, che è davvero sempre l’ultima a morire.

I giorni dell’attesa passano, uno dietro l’altro, perdiamo il conto. Oggi che giorno è? Mercoledì? Giovedì? Venerdì? Oggi però non ha importanza saperlo.

Aspettiamo che passano i momenti di sconforto. Il cosiddetto picco deve arrivare. Intanto facciamo altre cose, a volte siamo più fragili, a volte più sensibili, a volte ci sembra che tutto sia qualcosa di lontano da assomigliare ad un brutto sogno.

Tutti quei numeri che crescono in realtà sono persone.

A volte ci sentiamo noi dentro la sala di rianimazione, a volte pensiamo che sia uno dei nostri cari, cari. Ci capita di sentirci come quei medici e quegli infermieri in corsia. Oppure guidiamo quella autoambulanza di corsa, che riuscirà a portare il malato in salvo un'altra volta per un altro giorno. 

E così che la paura vince.

E quando vince la paura il tempo è talmente stretto che non passa neanche un filo di luce.
Infatti, la paura rende il tempo infinito, la gioia lo restringe a pochi attimi, la malinconia lo fa diventare liquido, la rabbia lo condensa tanto è che il suo colore preferito è il rosso…

Allora un respiro. 




Dentro ognuno di noi, c’è una parte sana, anche se, a volte nascosta così bene, che ci permette di recuperare tutte le nostre migliori facoltà.

Sta nella forza che nel concepimento ci ha permesso di vincere su milioni e milioni di altri concorrenti.

Siamo vincenti a prescindere.

Ed ecco che ci accorgiamo che la primavera anche oggi nasce.

E forse possiamo capire oggi, meglio di ieri, quando stavamo immersi nei nostri impegni frenetici, che c’è ogni cosa nasconde un attesa…

I fiori sbocciano, e ci mettono del tempo per farlo.
La foglia, il piccolo bocciolo, il bocciolo più maturo, il grande bocciolo, le prime foglie che si aprono.

I colori.



Dopo il letargo gli orsi si svegliano e non sanno neanche loro quanto hanno dormito. Non sappiamo neanche se hanno sognato per tutto quel tempo ma forse ci piace immaginare di sì…


Magari uno di quei bei sogno lungo mesi, da vivere al risveglio.

Natale da bambini ci sembrava così speciale, probabilmente insieme al compleanno era una delle feste più aspettate. E per me, che sono nata a giugno, le attese erano due a distanza di sei mesi l’una dall'altra. 
E mi piaceva molto questa felicità così ben ripartita ed ordinata. 

E poi, c’è il tempo dell’Amore. C’è il tempo della separazione. Ed è bello riabbracciarsi dopo aver litigato. Il tempo di essere cuccioli e di fare cose da cuccioli, e il tempo della saggezza, e lì c’è bisogno di molto molto molto tempo…


Ci sono molte cose che hanno bisogno di molto tempo.

C’è il tempo anche per formare le relazioni, e così l'abbiamo imparato insieme al  nostro Piccolo Principe grazie alla sua amica volpe.

Il tempo fa parte di quelle faccende della Vita, ed è difficile nel nostro mondo pensare a quanto sia più “interno” che esterno.

Il tempo quindi non passa, così come in oriente si dice che non sono i piedi a camminare ma è la terra a scorrere sotto, è una questione di punti di vista.

Oggi quindi c’è un tempo da vivere, non da far passare, un tempo in cui c’è una discontinuità rispetto a quello che siamo abituati a fare. E ogni discontinuità raccoglie in sé qualcosa che potrebbe essere molto prezioso.




Cinque minuti per fare qualcosa di diverso. 

Perché l’attesa sia anche discontinuità.

Un bella foto dalla finestra, una faccia buffa allo specchio, fare del solletico a chi ci sta vicino, perché ridere è contagioso, uno schizzo su un foglio, togliere a polvere dall'angolo, scrivere una lettera che non vorremo spedire mai, scriverci una lettera, perché forse non l’abbiamo mai fatto.

Le cose che salvano sono più di quelle che danneggiano.

L’attesa può essere una di queste.

Alla prossima!

Commenti

  1. Bentornata,dottoressa com'é sempre,una grande penna che dá spunti di riflessione.io penso che negli "altri giorni"diamo un valore al vivere di serie a o b.ora impariamo che anche l'attendere e vivere,perché se dio vuole anche il levare la polvere dagli angoli, lo facciamo in un contesto storico particolare che ci dovrebbe portare una consapevolezza diversa,una volta qualcuno citava solo chi non pensa,non si risolve mai....

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

“Il giovane gambero” di Gianni Rodari da Favole al Telefono

Il sole e la nuvola di Gianni Rodari da Favole al Telefono

“Il Pulcino Cosmico” di Gianni Rodari da Favole al Telefono